Occhio all’E471: i mono e digliceridi degli acidi grassi
Oggi mi rivolgo a voi, amanti delle etichette, severi controllori di ingredienti che hanno fatto di necessità virtù: siate voi vegetariani, vegani, intolleranti, celiaci o “semplicemente” attenti a ciò che comprate, l’articolo di oggi vi calzerà a pennello. “Perché?”, mi chiederete. Perché oggi si parla di mono e digliceridi degli acidi grassi.
Prima di proseguire, premetto che, fino a tre giorni fa, di questa cosa non ne sapevo nulla neppure io. Nonostante negli anni le etichette dei prodotti alimentari siano diventate mie letture abituali – al pari dei romanzi degli scrittori che amo -, riescono ancora a sorprendermi. Già, proprio come in un romanzo, c’è sempre il colpo di scena che riesce a farti sussultare. Come in questo caso.
Parlando di gelati con un amico più informato di me, ho appreso dell’esistenza dei mono e digliceridi degli acidi grassi. Chi sono costoro? Beh, come forse vi suggerirà il nome, si parla di grassi. Per la precisione, i mono e digliceridi degli acidi grassi sono degli agglomerati di prodotti differenti, simili al grasso naturale parzialmente digerito. Di solito nelle etichette questo composto viene siglato con il codice E471 e, basilarmente, svolge la funzione di emulsionante, ossia ha il compito di amalgamare e ammorbidire alimenti che, altrimenti, risulterebbero raffermi. Alcuni esempi in cui trovare l’E471 sono gelati, prodotti da forno, pane, gomme da masticare, margarine e cioccolato.
Fin qua nulla di particolarmente sconvolgente, voglio dire, sappiamo bene che nelle etichette si annidano più sorprese di quante se ne possano trovare nella fabbrica delle uova Kinder.
La questione è che questi mono e digliceridi degli acidi grassi possono essere di due tipi: di origine vegetale (derivanti da olio di cocco, che è grasso, o dal malefico olio di palma) o di origine animale (ricavato da scarti di macellazione quali – udite udite – unghie, corna e grasso). E, a meno che non sia esplicitamente dichiarato sull’etichetta dall’azienda, quando troviamo la dicitura E471 o “mono e digliceridi degli acidi grassi” ci si riferisce sempre alla seconda categoria, quella animale.
Ora, alla luce di ciò, se siete vegetariani o vegani starete inorridendo: avete mangiato inconsapevolmente (e chissà per quanto) animali. Sì, perché anche se l’etichetta del prodotto X vi sembra cruelty free, in realtà, se non sottolineato, potrebbe contenere robaccia. Se siete salutisti, o “bio-oriented”, immagino che la vostra reazione non si discosti poi molto da quella dei veg*: a chi farebbe piacere sapere di essersi cibato in più di un’occasione di unghie, corna e grasso, sapientemente nascosti nel proprio gelato? Tanto più che i prodotti che utilizzano questi dubbi ingredienti si configurano come cibi di scarsa qualità!
Insomma, con queste etichette non si sta mai tranquilli. Come ho detto sulla pagina Facebook del mio blog, qua non si tratta di essere ossessionati dalle etichette. Un conto è leggere in coda agli ingredienti “può contenere tracce di latte”, un dettaglio solitamente rivolto agli allergici, un altro è venire a sapere che in un pezzo di cioccolato sono presenti unghie e corna tritate. Non so voi, ma io non trovo questa prospettiva granché eccitante…
Spero di esservi stata utile anche stavolta, intanto che correte a controllare le vostre etichette io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo articolo!
Alla prossima!