Marmellata o confettura? Questo è il dilemma!
Ciao a tutti!
Dato che è un bel po’ che non passo da queste parti, ho deciso di farmi perdonare mitigando la mia assenza con un articolo che per alcuni (o per molti) potrebbe rivelarsi sorprendente. E’ una curiosità che non tutti conoscono, e che – ovviamente – tocca le corde della cucina, altrimenti non ve ne parlerei; si parla di marmellate e confetture.
A chi non piacciono? Che siano spalmate su una fetta biscottata, una fetta di pane o che vengano impiegate nella preparazione di dolci e crostate, questi prelibati spalmabili fruttati sono alcuni tra i migliori alleati per una colazione buona e sana. Ma, attenzione, anche se li usiamo come sinonimi, non sono mica la stessa cosa! 🙂
L’input mi è arrivato da un episodio di qualche giorno fa al supermercato. Al momento mi trovo nel Regno Unito, luogo in cui rimarrò per qualche tempo, e qua le sorprese linguistiche sono sempre dietro l’angolo, anche quando non dovrebbero…
Insomma, ero al supermercato e non riuscivo a trovare la corsia dedicata alle confetture. Quando finalmente mi imbatto in uno dei gioppini che lavora là dentro, tosto lo placco e gli chiedo se per favore mi sa indicare il reparto delle confetture, utilizzando il termine universale “jam“. Il ragazzo, che dall’accento era sicuramente British, mi guarda spaesato e mi dice “temo di non capire”. Dentro di me penso “eh? E’ uno scherzo, vero?”, quindi passo a una spiegazione didascalica “sì, le confetture… quella roba che si spalma sul pane…”, ma lui continua a ribadire la sua estraneità ai fatti. A quel punto, basita, non sapendo in quale altro modo spiegarmi, uso la parola “marmalade“, e finalmente il tizio capisce, esclamando “ah, le marmellate! Il reparto è in fondo, assieme al pane e i dolci”.
Confesso che l’episodio, a dispetto del gusto di ciò che stavo cercando, mi ha lasciato l’amaro in bocca. Come è possibile che un madrelingua non capisca una parola tanto semplice e largamente diffusa come “jam”, e al contrario intenda subito “marmalade”? La cosa mi ha in effetti ricordato che, anche in italiano, tendiamo praticamente sempre ad associare la parola “marmellata” a “confettura”, senza sapere che in realtà sono due prodotti diversi.
“Marmellata“, infatti, riguarda unicamente agrumi quali arance, limoni e bergamotti, “confettura“, invece, è inerente a tutti gli altri tipi di frutta (dalla fragola ai fichi). In tutta onestà, non comprendo perfettamente come si sia arrivati a questa distinzione, e vi spiego subito il motivo, coinvolgendovi in una piccola seduta di etimologia.
“Marmellata” deriva dal portoghese “marmalada”, termine che si riferiva alla preparazione di quella che oggi chiameremmo “cotognata”, ossia la conserva delle dolcissime mele cotogne (in portoghese, “marmelo“). A sua volta il termine affonda probabilmente le sue radici nel greco antico, per via di “melo”, il miele, che veniva impiegato al posto dello zucchero nella preparazione della marmellata fin dall’antichità.
Al contrario, “confettura” è una parola che resta generica (come gli ingredienti usati), ci giunge infatti dal latino “cum-factum“, ed è traducibile semplicemente come “preparato con…“.
Accetto questa differenza, per carità, ma non è sufficiente a giustificare il passaggio attraverso cui siamo arrivati a considerare la marmellata come una conserva esclusivamente riguardante gli agrumi, dal momento che in origine si riferiva alle sole mele cotogne.
Quello che sto per dirvi è con tutta probabilità una chiacchiera priva di fondamento, una sorta di “leggenda metropolitana”, ma avrebbe un suo senso: la marmellata di arance, qualche secolo fa, in Francia, era destinata alle persone “malate”, in francese “malade”, appunto. In effetti non mi sorprenderei se fosse così, visto che gli agrumi in questione sono famosi per essere ricchi di vitamina C, e quindi adatti alla guarigione da raffreddori e influenze!
Insomma, non sono sufficientemente accademica per salire in cattedra e assicurarvi che quest’ultima rivelazione sia certa al 100%, ma in attesa di una spiegazione più accurata, prendiamola per buona. Che dite, dovrei tornare al supermercato e spiegare questa pappardella al ragazzo che non era in grado di indicarmi la corsia?
Spero di non avervi annoiato troppo, vi ringrazio per avermi letta e…
alla prossima!